Karin Andermann.
Una vita indomita

di Marco Manzoni

Il film intervista racconta una vicenda di vita emblematica dell’Europa della seconda guerra mondiale e dell’Italia del dopoguerra.
La storia di Karin Ljuba Maria Andermann che – esule ebrea da Vienna in Albania e poi migrante nel Sud Italia – approda a Milano dove diventerà una delle presidi più innovative del nostro Paese.
Di origini familiari ebraiche, radici viennese e galiziana, fugge con la famiglia in Albania occupata prima dagli italiani, poi oppressa dalla dittatura comunista. Adolescente a Lecce, alla fine degli anni cinquanta arriva da sola in una Milano in pieno fermento economico e culturale.
Dopo significativi incarichi professionali nel campo linguistico intraprende la carriera come docente che toccherà il suo culmine quando diventerà preside del “Turismo” che diventerà, sotto la sua guida, una delle scuole più all’avanguardia educativa e culturale d’Italia.

La prima parte del film, “Storia di Karin”, racconta i momenti salienti della sua vita.
Nasce il 15 luglio 1937 a Vienna da genitori di origine ebraica non osservanti: mamma Alice, viennese, e papà Dietrich, avvocato, originario della Galizia austriaca, ora Ucraina.
Nel 1938 Karin viene battezzata insieme ai genitori per cercare di sfuggire alla persecuzione razziale. Nel febbraio 1939 tutta la famiglia è costretta a imbarcarsi da Trieste verso l’Albania, vive un anno a Durazzo, poi a Berat e nel 1940 a Scutari, dove il papà lavora in un ufficio legale di una ditta italiana, ma si ammala e dopo poco tempo muore.
Nel 1947-49 Karin frequenta, dalla seconda elementare, la scuola albanese; in prima media la madre decide di tenerla a casa, perché al pomeriggio i comunisti facevano lavorare i bambini e Karin era gracile. Si dedica così alla lettura dei grandi capolavori della letteratura europea.
Nel dicembre 1949 la famiglia si imbarca da Valona per Brindisi, da lì raggiunge Lecce dove Karin frequenta la scuola media e il liceo.

Karin Andermann
Una vita indomita
37’, 2016

Siamo tornati dall’Albania con una nave da carico, giù nella stiva si stava male e ho passato tutta la notte sul ponte, ci è venuta incontro una nave della Marina Militare italiana, con i marinai sulla tolda che suonavano l’Inno di Mameli, così sono diventata italiana…”

Nel 1958, dopo il diploma, arriva da sola a Milano per frequentare la facoltà di Lingue all’Università Cattolica e la Scuola Interpreti in Galleria.
Nella primavera del 1960 conosce Vito Pedretti, che sposerà il 7 dicembre 1962, con cui avrà due figli, Marco e Chiara, e che sarà al suo fianco in tutte le  vicende scolastiche.
Nel novembre 1962 si laurea in Lingue con il massimo dei voti, dopo aver conseguito il Diploma alla Scuola Interpreti.
Nel 1969-70 ha la prima nomina all’Istituto Tecnico Statale per il Turismo dove diventa di ruolo nel 1972-73. Nel 1974-75 viene nominata vicepreside.
Nell’aprile del 1975, al termine di un presidio antifascista, viene assassinato da un neofascista Claudio Varalli, studente del “Turismo”.
La scuola viene colpita drammaticamente da questo evento e vive mesi di grande fermento.
Nel 1977-78 viene nominata preside del II Turismo in via Priorato dove sarà un punto di riferimento essenziale, stimolando e incentivando iniziative didattiche e sociali grandemente innovative animate da un gruppo di docenti, coordinati da Franco Sarcinelli, che fonderà nel 2016 la rivista di Filosofia on line “In Circolo”.
Nel 1987, prima scuola italiana, l’Istituto viene intitolato al poeta, intellettuale e artista Pier Paolo Pasolini.

La seconda parte del film è dedicata al racconto di Karin Andermann delle vicende del “Turismo” che si imporrà all’attenzione pubblica negli anni settanta e ottanta per l’innovativa attività didattica e per le significative iniziative culturali che culmineranno il 14 aprile 1988 nella presentazione, insieme al Fondo Pasolini, del volume di saggi critici “Il portico della morte” di Pier Paolo Pasolini.

All’iniziativa parteciparono Laura Betti, direttrice del Fondo Pasolini, Cesare Segre, critico letterario, e i poeti Franco Fortini, Giovanni Raboni, Andrea Zanzotto.
Con questa prestigiosa iniziativa culturale si conclude l’attività scolastica ed educativa di Karin Andermann.
Un’europea indomita.